L’inquinamento atmosferico a Modena. Di Francesco Romizi

L’inquinamento atmosferico rappresenta una delle sfide più urgenti per la salute pubblica in Italia. Le più recenti rilevazioni di ARPAE Emilia-Romagna, elaborate da ISDE Italia in collaborazione con l’Osservatorio Mobilità Urbana Sostenibile-Kyoto Club, mostrano dati allarmanti sulla qualità dell’aria a Modena, una delle città più colpite della regione.

Nel solo primo trimestre del 2025, Modena ha registrato sforamenti sistematici dei limiti indicati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e dalla Direttiva Europea 2024/2881 per quanto riguarda le concentrazioni di PM10, PM2.5 e NO2. Si tratta di sostanze inquinanti ben note per i loro effetti negativi sulla salute, in particolare sull’apparato respiratorio e cardiovascolare.

La stazione di monitoraggio “MO-Giardini”, situata in zona a traffico intenso, riporta una media di 39 µg/m³ di PM10 dall’inizio dell’anno, con un picco massimo di 117 µg/m³. Sono stati ben 28 i giorni in cui i livelli di PM10 hanno superato i 45 µg/m³, e 22 i giorni oltre i 50 µg/m³, ben oltre i 18 giorni tollerati dalla nuova normativa UE. Anche il PM2.5 non lascia spazio a interpretazioni: 26 µg/m³ di media e 49 giorni sopra il limite giornaliero di 25 µg/m³.

Il biossido di azoto (NO2), derivato principalmente dal traffico veicolare, presenta anch’esso livelli preoccupanti: una media annua di 34 µg/m³ con un picco massimo di 52 µg/m³, valori che indicano esposizioni ben superiori rispetto alla soglia suggerita dall’OMS per la tutela della salute.

L’Agenzia Europea per l’Ambiente (EEA) stima che l’inquinamento atmosferico provochi ogni anno circa 307.000 morti premature in Europa, di cui oltre 52.000 solo in Italia. Le polveri sottili (PM2.5) sono responsabili del 75% di questi decessi, aggravando patologie esistenti e inducendo processi infiammatori sistemici anche a basse concentrazioni.

Secondo uno studio pubblicato su “The Lancet Planetary Health” nel 2023, Modena rientra tra le prime 20 città italiane con il più alto impatto sanitario attribuibile al PM2.5, in termini di anni di vita persi (YLL – Years of Life Lost). L’indice YLL per Modena risulta significativamente sopra la media nazionale, evidenziando l’urgenza di strategie mirate alla mitigazione.

Le fonti principali delle emissioni di NOx a Modena derivano in larga parte dal trasporto su strada e dalla combustione civile, ovvero impianti di riscaldamento domestico, che rappresentano le quote predominanti in città. In particolare, il contributo delle auto diesel è stimato attorno al 40% delle emissioni locali di NO2.

ISDE – Associazione Italiana Medici per l’Ambiente – insiste sulla necessità di considerare l’inquinamento atmosferico come una vera e propria emergenza sanitaria, e invita a politiche locali più coraggiose. Tra le misure proposte vi è l’introduzione di zone a basse emissioni (LEZ), l’incentivazione del trasporto pubblico elettrico, l’aumento delle aree verdi urbane, la creazione di corridoi verdi e la promozione della mobilità attiva.

L’esperienza di città europee come Lione, Stoccarda e Utrecht, che hanno ridotto fino al 30% le concentrazioni di PM10 nel giro di 5 anni attraverso politiche integrate, dimostra che il cambiamento è possibile. A Modena, con una volontà politica forte e il coinvolgimento della cittadinanza, si può intraprendere un percorso simile.

Il recente convegno nazionale dei giovani medici ISDE, tenutosi a Firenze lo scorso aprile, ha ribadito con forza il legame tra ambiente e salute. È emersa la richiesta unanime di un Piano Nazionale per l’Aria Salubre, che includa incentivi per l’efficienza energetica, revisione dei limiti di legge e un rafforzamento della rete di monitoraggio ambientale.

Modena ha oggi l’opportunità – e la responsabilità – di essere all’avanguardia nella lotta all’inquinamento atmosferico. Con un piano d’azione deciso, partecipato e sostenuto da evidenze scientifiche, è possibile trasformare questa crisi in un modello di rigenerazione urbana e tutela della salute pubblica.

Come affermato da ISDE Italia, “difendere l’ambiente è oggi più che mai prendersi cura della salute”: è tempo che le amministrazioni locali e il governo nazionale assumano una posizione chiara e concreta per ridurre l’impatto degli inquinanti atmosferici sulla popolazione. Modena può e deve diventare un esempio di transizione verso un’aria più pulita, a beneficio della salute collettiva, dell’ambiente e delle future generazioni.

Un altro aspetto rilevante riguarda l’interconnessione tra qualità dell’aria e cambiamenti climatici. Le fonti di inquinamento atmosferico sono spesso anche le principali responsabili delle emissioni climalteranti, come il biossido di carbonio (CO2) e il metano. Intervenire sull’inquinamento urbano non significa quindi solo proteggere la salute dei cittadini, ma anche contribuire in modo sostanziale al raggiungimento degli obiettivi climatici internazionali, come l’Accordo di Parigi e il Green Deal Europeo.

In questo senso, Modena potrebbe valorizzare ulteriormente i suoi progetti di rigenerazione urbana, investire in edilizia sostenibile, promuovere comunità energetiche locali e incentivare una pianificazione territoriale orientata alla salute pubblica. Affrontare l’emergenza ambientale con strumenti integrati, scientificamente fondati e partecipativi è l’unica strada percorribile per una vera transizione ecologica che metta al centro la salute umana e la giustizia ambientale.

Le soluzioni esistono: ora serve il coraggio politico e l’impegno collettivo per attuarle.

Francesco Romizi, Resp. Pubbliche Relazioni ISDE Italia