
C’è un dato che parla più di mille parole: a Modena, nei primi nove mesi del 2025, quasi tutti i principali inquinanti atmosferici hanno superato i limiti previsti dalla Direttiva Europea sulla qualità dell’aria 2881/2024.
E’ vero che i nuovi limiti previsti dalla Direttiva entreranno in vigore dal 1 gennaio 2030, ma è indispensabile agire da subito per garantire la riduzione dei livelli di inquinamento atmosferico e salvaguardare la salute delle persone. I cittadini di oggi devono avere lo stesso diritto dei cittadini del 2030 a respirare un’aria che non li faccia ammalare.
Le nuove elaborazioni dell’Osservatorio Mobilità Urbana Sostenibile (promosso da Kyoto Club e Clean Cities Campaign), in collaborazione con ISDE Italia, mostrano come il territorio modenese – città e provincia – resti uno dei punti più critici dell’Emilia-Romagna in materia di qualità dell’aria. Un problema ormai cronico, aggravato dalle condizioni meteorologiche e da un modello di mobilità e riscaldamento che continua a pesare sulla salute dei cittadini.
I dati sulle polveri sottili PM10 parlano chiaro. La stazione “traffico” MO-Giardini di Modena ha registrato 29 giorni di superamento del limite giornaliero di 45 µg/m³ nei primi nove mesi dell’anno, contro i 18 consentiti dalla Direttiva europea 2881/2024.
Segue a brevissima distanza la stazione “traffico” PR-Montebello di Parma con 28, ma tra le modenesi spicca anche Parco Ferrari (stazione di fondo), con 19 giorni oltre soglia.
Nel resto della provincia i numeri restano alti: Carpi (MO-Remesina): 12 giorni sopra i limiti; Mirandola (MO-Gavello): 9 giorni; Sassuolo (MO-Parco Edilcarani): 8 giorni.
Anche le località più periferiche, dunque, non sono immuni. Il particolato viaggia e si accumula, e l’inquinamento “di fondo” resta ben presente su tutto il territorio.
Se si adotta il riferimento OMS 2021, che raccomanda di non superare il valore giornaliero per più di 4 giorni, tutte le stazioni modenesi superano il limite di oltre quattro o cinque volte.
Ancora più allarmante la situazione per il PM2,5, il particolato fine capace di penetrare nei polmoni e nel sangue. Secondo i dati, Modena Parco Ferrari ha totalizzato 48 giorni di superamento del limite UE (25 µg/m³).
Ma se si considerano le più stringenti Linee guida OMS 2021 (15 µg/m³ e massimo 4 superamenti), la situazione cambia completamente volto: 98 giorni oltre soglia a Modena, 99 a Parma Cittadella, 77 a Mirandola, 77 a Sassuolo, 77 a Bologna Porta San Felice.
Perfino le stazioni di fondo, che dovrebbero rappresentare l’aria “media” della città, superano di 15 o 20 volte i limiti raccomandati per la tutela della salute.
L’inverno resta il periodo più critico: gennaio e febbraio toccano valori record (25 e 24 giorni oltre limite a Modena), ma anche giugno, con 13 superamenti, mostra come il problema non si limiti più alla stagione fredda.
Il biossido di azoto (NO₂), legato soprattutto al traffico veicolare, riflette bene la geografia dell’inquinamento urbano.
A Modena, la stazione “traffico” MO-Giardini segna 2 superamenti del limite UE (50 µg/m³), ma addirittura 126 giorni sopra la soglia OMS (25 µg/m³).
Nella stessa fascia di rischio troviamo Bologna Porta San Felice (168 giorni) e Parma Montebello (85).
Le stazioni di fondo — come MO-Parco Ferrari, con 43 giorni sopra i valori OMS — indicano che l’inquinamento da NO₂ non si ferma alle arterie stradali: si diffonde, anche se in misura minore, nei quartieri residenziali.
Al contrario, nelle aree provinciali (Carpi, Mirandola, Sassuolo) i superamenti sono pressoché nulli: un segnale chiaro che il traffico urbano resta la principale fonte locale di ossidi di azoto.
Quando il caldo aumenta, il nemico cambia nome. L’ozono (O₃), inquinante secondario che si forma in presenza di luce solare intensa e precursori chimici, ha mostrato livelli eccezionalmente alti durante l’estate 2025.
La stazione di Modena Parco Ferrari ha contato 55 giorni di superamento del valore obiettivo europeo (120 µg/m³), ben tre volte il limite di 18 giorni fissato dalla Direttiva UE.
Ancora più netta la situazione secondo le Linee guida OMS, che abbassano la soglia a 100 µg/m³: Modena sale a 82 giorni oltre limite, Mirandola a 77, Bologna e Parma rispettivamente a 77 ciascuna.
Il mese peggiore è stato giugno, con 30 giorni consecutivi sopra soglia a Modena, seguito da luglio e agosto. Un dato che si spiega con le ondate di calore record, la scarsa ventilazione e l’accumulo di inquinanti precursori provenienti anche da regioni limitrofe.
Osservando le stazioni provinciali modenesi, emerge un quadro coerente ma non rassicurante.
Le località di Carpi, Mirandola e Sassuolo presentano valori leggermente inferiori rispetto al capoluogo, ma comunque ben oltre le soglie OMS per PM10 e PM2,5, e frequentemente sopra i valori-obiettivo per l’ozono. Solo per il NO₂, dove la componente del traffico è determinante, la situazione risulta meno critica.
I dati raccolti dall’Osservatorio Kyoto Club e ISDE non sono solo indicatori tecnici: sono un richiamo alla responsabilità.
Modena, cuore produttivo della regione e nodo logistico centrale del Nord Italia, si trova oggi di fronte a una scelta: continuare a convivere con livelli d’inquinamento tra i più alti d’Europa, oppure diventare laboratorio di transizione verso una mobilità e un’energia più pulite.
Servono politiche integrate: riduzione del traffico privato, elettrificazione del TPL, potenziamento di ciclabili e cammini urbani, incentivi per il riscaldamento efficiente e, soprattutto, monitoraggi trasparenti e capillari.
Perché dietro ogni giorno di superamento non ci sono solo numeri: ci sono vite, respirazioni, malattie prevenibili.
Modena e la sua provincia ci consegnano l’immagine di un territorio che vive sospeso tra industria, traffico e agricoltura intensiva, ma anche ricco di conoscenze e strumenti per cambiare rotta.
Le nuove norme europee indicano una direzione: ridurre drasticamente i limiti entro il 2030. Far sì che, tra qualche anno, i grafici come questi possano finalmente tingersi di verde — e non di rosso — è la sfida più importante per la salute pubblica e per il futuro stesso della Pianura Padana.
Di Marco Talluri
Direttore Ambientenonsolo.com, redattore di Isdenews e Osservatorio Mobilità Urbana Sostenibile